a cura di Giorgio Agosta del Forte
Nel 1707, in una sala del Palazzo Centanni, il vagito di un bambino appena nato, si confonde con le urla di mercanti e naviganti giunti a Venezia in cerca di fortuna.
– Non sarà un po’ sèco – dice la nutrice.
– Sarà anche un po’ sèco, ma el ga due pomèli bèli grossi e ànca un pochetto de pànza – dice il padre, medico di professione.
In quel labirinto acquatico, Carlo Goldoni è cullato dal fervore culturale e politico passato alla storia col nome di “Illuminismo”. I primi studi li effettua presso i Gesuiti e, compiuti i 16 anni, suo padre lo manda in Erasmus a Pavia per conseguire la laurea in Legge. Tra lo studio di un codice penale e una norma giuridica, Carlo Goldoni viene distratto dalla sua passione viscerale per il teatro. Proprio questo ardore sopito lo porta a immergersi nella della letteratura teatrale, italiana e straniera, e a frequentare il mondo della scena come spettatore. In una delle sue scorribande teatrali incontra il capocomico Girolamo Medebac, un romano di origine tedesca.
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