Quando fioriscono i bucaneve: riflessione, ricordo e speranza



a cura di Ilaria Vergine

Prende vita sul palco di Teatroindirigibile un testo che nasce dalla penna della regista Benedetta Scillone e che porterà il pubblico in un luogo lontano: la Russia.
Grazie ad una retorica ricercata, lo spettacolo condurrà lo spettatore a scontrarsi con una importante pagina del ‘900: le conseguenze della Rivoluzione Bolscevica.
Saranno protagoniste dello spettacolo le vicende delle donne che attendono di poter entrare in contatto con i loro cari detenuti all’interno del lager (o Gulag) il cui ingresso è controllato da due soldati. 
Perché recarsi a teatro per vedere questo spettacolo?

Perché vengono presentati temi sui quali è necessario riflettere, temi che ci ricordano quanto le tragedie odierne si rimpiccioliscono di fronte ad alcuni eventi del passato e alla possibile minaccia del loro ritorno. Perché dimenticare gli errori che l’umanità ha compiuto nel passato significa poter permettere che essi accadano di nuovo. Tuttavia, assistere a questo spettacolo significa anche assistere ad un racconto di speranza.
Quando fioriscono i bucaneve porta in scena quanto viene vissuto dalle persone durante i periodi di regime. Esso fornisce un esempio concreto di quanto la psiche umana venga sconvolta nei periodi bui della storia, di quanto i meccanismi e le leggi del buon senso del vivere comune non trovino più alcuno spazio nel quotidiano.
Tra una battuta e l’altra è percepibile la scissione che governa sovrana nella società russa tra chi è parte del partito bolscevico e chi, invece, non lo è. Si ripetono così metafore e discorsi dove ciascuna parte tende a spersonalizzare e disumanizzare l’altra.
Vengono sfiorati temi come la perdita dei diritti fondamentali sotto il regime, tra cui il diritto di stampa, di parola e di fede. I personaggi parlano tra di loro di silenzio e di censura, di mancanza di spazio per chi pensa con la propria testa. Emerge anche l’imponente interrogativo dettato dalla rabbia o dalla tristezza che la maggior parte degli uomini si pongono in periodi di così dilagante terrore: dov’è Dio?
Come afferma una delle protagoniste, l’uomo in questi momenti perde la capacità di pensare al futuro, di progettare e di programmare perché il futuro spaventa. Si arriva a vivere giorno per giorno: “Non si vive, si sta”.
In piccoli elementi, però, emerge la forza dell’uomo che, pur non sapendo quanto gli prospetta il futuro, continua a sperare e a sognare. Continuare a sperare per il proprio futuro e quello dei propri cari, però, richiede fatica e un conto da pagare. Ogni personaggio lo dimostrerà a suo modo.