a cura di Benedetta Scillone
La stagione teatrale nella provincia figinese è ormai benevolmente avviata e noi Indirigibili ci soffermiamo trasognati a contemplare questo piccolo angolo di mondo, che custodisce così gelosamente un tesoro immenso come il Teatro.
La vita di una compagnia teatrale non si esaurisce con l’apertura o la chiusura di una stagione. È un lavoro molto più articolato e complesso, fatto di equilibri precari e tsunami improvvisi, di fughe, anni sabbatici e apparizioni miracolose.
In molti si sono chiesti: come funziona Teatroindirigibile?
Come imparano a recitare gli attori? A cosa serve un regista? Da dove sbucano certe facce?
E soprattutto, perché cavolo andiamo a rivederli ogni santissimo anno?!?
A queste e altre mille domande tenterà di rispondere la rubrica che oggi inauguriamo.
Ebbene sì, pensavate di poterci confinare a una sera al mese, ma noi ci siamo talmente affezionati a voi, a questa storia di teatranti e di spettatori appassionati, che abbiamo deciso di invadere pacificamente e alla nostra maniera, la vostra paciosa quotidianità.
Abbiamo scritto Tenteremo, perché un po’ di mistero deve aleggiare, altrimenti non sarebbe teatro e voi perdereste quel gusto di ignoto che vi accompagna i sabati sera fra le nostre fila.
Lo spettatore forse non sa che quando si appronta la nuova stagione a ogni profumatissimo maggio, non viene convocato il direttivo, ma un vero e proprio consiglio di guerra.
Non ci bastano le scalette dei grandi teatri, non ci accontentiamo del primo copione che capita fra le gambe!
No, noi puntiamo all’ignoto, al Mar dei Sargassi, all’India mai trovata di Colombo.
Noi puntiamo a quella di scintilla di stupore che balenerà nel vostro occhio, spettatori, quando per la prima volta scorrerete i titoli della stagione.
Cosa ci sarà quest’anno?
Quali storie inventeranno?
Quali autori scoveranno negli archivi babelici?
Questo è, fonte certa fonte meno certa, quel che accade.
La scena.
Arlecchino, Lancelot, Bruttilde, Gagarin, Falstaff e la zia di Carlo sono seduti attorno a un tavolo imbandito di ogni ben di Dio. Ognuno finge di non vedere cosa c’è sulla tavola, perché tanto muoiono tutti di fame, finché Arlecchino, capo della compagnia non dà il via.
Arlecchino tira fuori una cartellina, tutti gli altri prendono carta e penna, tranne Falstaff che si versa un altro bicchiere e fa una battuta scema.
Arlecchino: Siamo pronti?
Tutti: Sì! Cioè, no!
Falstaff: Ma sì, dai, cosa sarà mai…
Arlecchino: Gagarin! Quanti copioni hai letto?
Gagarin: Due, capo.
Arlecchino: Bene. E come sono?
Gagarin: Uno schifo.
Arlecchino: Ottimo. Lancelot, tu hai letto qualcosa?
Lancelot: Nemmeno uno, avevo da fare, ma pensavo più che altro a un copione da scrivere…
Arlecchino: Che fai, il Piccolo scrivano fiorentino?!?
Zia di Carlo: Io ho letto questo e avrei deciso…
Arlecchino: Ma é orribile! Ti sembriamo un cabaret? Bocciato!
Lancelot: Mi presti il tuo Bruttilde?
Bruttilde: No! In teatro non si deve prestare mai niente: scompare di tutto.
Lancelot: Però poi riappare…a qualche anno di distanza…
Arlecchino: Insomma, idee! Applicatevi!
Comincia così una diatriba se sia meglio puntare su una stagione social-impegnata o una assolutamente cretina. I bookmakers puntano sulla “cretina”, ma non hanno considerato i rigurgiti di coscienza dei presenti.
Un paio di timidi tentativi per far prevalere il lato faceto della vita, quando…si decide di inondarlo di lacrime.
No, per piacere, la depressione no!
Cambiano le carte in tavola, si fanno nomi, cognomi e patronimici; si riesumano elenchi di autori per ordine alfabetico.
Tutti si domandano chi ci stia sotto la “X”, ma ottengono solo un “Ignoranti!” da Arlecchino.
Il consiglio di guerra borbotta, mormora, s’interroga e si stupisce. Beve. Si pone altri interrogativi, dubita, asserisce e smentisce.
Mezzanotte se ne va a dormire, ma gli impavidi cavalieri dell’arte tracannano caffè e ammazzacaffè pur di giungere a un dunque.
Shakespeare o Brecht?
Aulularia o Morte della Tizia? (Pizia, Lancelot, Pizia!)
Si discute, ci si ingegna, si boccia e si propone, si propone e si bisboccia, finché in preda ai fumi del sonno non viene partorire la nuova stagione fra grida e lacrime di giubilo.
E qui, cari spettatori, il consiglio srotola davanti ai vostri occhi una pergamena di più di mille anni, lasciandovi il dubbio: cosa sarà vero e cosa sarà sogno?
Il consiglio ha terminato. Il Teatro ha vinto.
Buio. Sipario.
Luci in sala.
Illustrazione di Andrea Turla