L’intervista: Edoardo Nodi Battaglion



a cura di Giorgio Agosta del Forte

L'articolo di ComoLive.it
L’articolo di ComoLive.it

Come ha cominciato a fare teatro?
Una trasmissione per ragazzi radiofonica settimanale fu il mio inizio. Nella maturità Pirandello riaccese la mia passione teatrale. Non più come attore ma come regista.

Come il teatro ha influenzato la sua vita?
Se vocazione e passione sono “dentro” il teatro per l’attore dilettante può diventare una ragione di vita (per l’artista professionista l’unica). Una ragione che esige studio, approfondimento, riflessione, stimolo, creatività. In questo consiste il fascino dell’esperienza teatrale. Una costante crescita culturale e spirituale in ogni età della vita artistica.

Che consigli darebbe a chi aspira a diventare attore?
Solo chi pensa che fare teatro sia il miglior uso del proprio tempo libero può farlo come dilettante. Attore significa prendere piena coscienza dell’impegno e dell’energia che l’arte del teatro esige. Sul palcoscenico l’attore non cammina, danza, non parla, canta. Capire questo vuol dire vivere spazi e stati d’animo lontani dalle consuetudini della quotidianità. Studio su sé stessi, farsi strumento di scena, controllo dell’emotività, esercizio della mimica e della memorizzazione sono fattori imprescindibili. La scena non fa sconti.

Qual é la frase o la citazione nella quale si ritrova maggiormente?
L’affermazione teorica di Artaud é per me importantissima: “L’arte non é imitazione della vita, ma la Vita é principio trascendente con cui l’ARTE cerca di metterci in comunicazione”. A questa frase contenuta nel saggio di Artaud, “Il teatro e il suo doppio” é ispirato il nuovo corso teatrale del Living Theatre ed é a tutt’oggi guida alle nuove teorie teatrali.

Quale personaggio illustre le sarebbe piaciuto avere come amico?
Conoscere personalmente Massimo Castri e la sua idea teatrale sarebbe stato per me occasione importante. La teoria “prospettica” dei suoi spettacoli rivela l’essenzialità dell’indagine sottotestuale. La messa in scena pirandelliana di “Vestire gli ignudi” é stata importantissima pedagogicamente per la mia regia dilettantesca.

Che consigli di vita darebbe ad un giovane d’oggi?
Dare un consiglio a un giovane d’oggi é quello di sottrarsi il più possibile alla comunicazione mediatica. Crea mediocrità e sottomissione psicologica peraltro gradita agli attuali persuasori occulti. Governanti e politici hanno sempre temuto la forza del teatro. Il suo contatto diretto e influente sul pubblico da sempre crea il pericolo di una morale opposta ai falsi moralismi del potere.

innesto

Passando al testo, Pirandello in una lettera a Talli, scrive: “non si tratta di salvare il figlio, né difendere il sentimento materno, si tratta di salvare l’amore, rendere accettabile per mezzo di una follia d’amore una sventura brutale e le sue conseguenze. Riscattare con un sacrificio d’amore, amando fino a morirne, l’odiosità d’un frutto violento, facendo in modo ch’esso diventi come frutto d’innesto, perché innestato dall’amore… Qui c’è un grande e ardente spirito d’amore dal principio alla fine: poesia”. Lei é d’accordo? Cos’é per lei l’amore?
Nella sua trilogia del teatro dei miti “Lazzaro”, l’unico suo dramma sulla tematica religiosa, Pirandello conclude con un’affermazione: “solo l’amore può risolvere il dissidio fra ordine e anarchia, fra forma e vita”. In un’intervista poco prima della morte nel 1936 ammette: “Cristo é Charitas, amore, non può esserci che una soluzione cristiana”. Ovviamente Pirandello vede in Gesù, l’uomo profeta che predica la forza illuminante dell’amore. Una visone questa assolutamente vicina alla Verità.

Ho saputo che ha cambiato il finale de L’innesto. Come nasce questa decisione?
“L’Innesto” si conclude con l’esclamazione della protagonista, “l’amore ha vinto!”. L’affermazione di Laura mi é sembrata affrettata rispetto alla forte conflittualità dei dialoghi. Ho scelto di mantenere una forma conclusiva più aperta che apra una sospensione di giudizio che permetta una valutazione meno affrettata da parte dello spettatore. Il finale penso abbia forse compromesso il successo dell’Innesto da parte del pubblico del tempo.